Il bisogno legato a questo progetto parte da una ricerca personale, che dopo diversi anni “nella ruota del criceto”, spesso senza mai aver scelto consapevolmente di essere parte del gioco per come la società lo propone, si rende conto che la nostra esistenza è una sola. E inizia a riposizionare le priorità personali, interrogandosi di conseguenza anche su quelle collettive e sociali. L’ambizione è quella di sapere andare in controspinta rispetto a quelli che spesso ci vengono proposti come principali “strumenti di benessere”: palestre e corsi, ricerca del denaro e del successo personale, acquisto di beni più o meno superflui, fretta e affanno nel riempire all’inverosimile le giornate, abitudine nel “consumare” più velocemente possibile tempi, esperienze, emozioni, relazioni. E anche perdere quasi completamente la connessione sul dove e come viviamo: non esistono più comunità, luoghi con una certa connotazione di cui ci innamoriamo e che contribuiamo a far vivere. Se siamo sul Cusna, a Milano, a Dubai o nel Borneo non importa più: scattiamo due foto, siamo eternamente connessi a contenuti senza significati. E’ importante aprire nuove possibilità, dare esempi e opportunità anche solo di intravedere una prospettiva diversa. (Ri) Collegando anima, corpo e l’ambiente nel quale siamo nati e cresciuti.